Sulla figura della donna nel mio romanzo – di Domenico Esposito Mito

Dopo aver pubblicato il mio libro “Sia fatta la mia volontà – Qui nel mondo”, romanzo sul G8, sulla religione e sulla nostra società, temevo che mi accusassero di generalizzare sulle forze dell’ordine, di attaccare la chiesa e la religione e mi ero, dunque, preparato, a smentire. Su cosa vengo attaccato, invece? Sulla figura della donna! Argomento preferito del secolo! Facciamo dunque un po’ di chiarezza. Che cosa ha provocato tutto questo? Una frase fraintendibile del mio editore nella prefazione. Sono costretto ad arrivare alla conclusione che non ci sarebbe stata nessuna polemica, se il mio editore, molto evidentemente spaventato dal politicamente corretto, non avesse scritto nella prefazione che non condivide la visione dell’universo femminile che ha Demetrio. Le accuse di coloro che sono state influenzate dalla prefazione, sono diverse e non corrispondono al pensiero dell’editore, né a ciò che c’è scritto nel romanzo.

Analizziamo un attimo la frase:

Ho avuto modo di riflettere che in fondo in tutti questi anni non è cambiato molto, ho avuto modo di vedere anche uno spaccato di una parte di giovani d’oggi diversi dai tanti che ciondolano senza far niente davanti ai numerosissimi circoli di scommesse e slot machine”.

Se fossi un tipo più distratto che non ragiona con entrambi gli emisferi del cervello aperti, direi che l’editore odia i giovani e che per lui i giovani sono tutti una massa di scansafatiche e fannulloni e direi che non condivido la sua visione del mondo giovanile, ma siccome non sono così superficiale, ho capito benissimo che egli critica soltanto una certa categoria di giovani. Cosa che io ho fatto riguardo le donne. Per quanto ne so, infatti, il maschilismo e la misoginia sono quelle mentalità secondo le quali le donne sono inferiori e devono restare sottomesse, non devono lavorare, ma stare a casa a svolgere soltanto faccende domestiche, tutte cose che io non penso affatto. Ma andiamo avanti e leggiamo la parte che ha influenzato le mie lettrici che neanche hanno capito l’editore cosa intendesse veramente: “Ho ritrovato me stesso in molti pensieri di Demetrio, soprattutto sulla Democrazia, la Chiesa, la Giustizia, l’Autorità…una sola cosa mi vede non del tutto d’accordo con il nostro personaggio principale, la sua visione dell’universo femminile, ma è poca cosa rispetto a tutto il resto”. Quando, un po’ sconcertato, ma allo stesso tempo entusiasta della pubblicazione del mio nuovo romanzo, domandai chiarimenti al mio editore riguardo questa affermazione, la sua risposta fu: “Niente di grave”, trovava solo che Demetrio fosse un po’ troppo ‘spaventato’ dalle ragazze esuberanti, truccate, un po’ sfacciate e attratto dalle ‘brave ragazze’ di una volta (?): timide e riservate.

Niente di grave, penso, questa espressione mi aveva rassicurato: solo questione di gusti. Nel caso in cui qualcuno dovesse fraintendere, chiarirò che altro non è che una questione di gusti. Purtroppo, però, per quanto io voglia fare il misantropo (e questo forse sì che è un termine che un po’ mi si addice), ho il vizio di sopravvalutare l’intelligenza umana e quindi sottovalutai la capacità della scrittura e dei media di influenzare le persone. Mi si chiede se penso davvero le cose che ho scritto nel romanzo riguardo le donne. Quando chiedo a cosa stanno alludendo, qualcuna imbarazzata, non sa rispondermi e balbetta frasi sul tradimento, pensando che io sia troppo intransigente a riguardo; chi dice invece che vedo le donne tutte come delle oche e mi sono dunque beccato un’impropria e un’ingiusta accusa di maschilismo da parte di un paio di ragazze. Quando ho fatto questa constatazione, ho dunque chiesto il consenso all’editore di menzionarlo in questo articolo in cui voglio chiarire la mia VERA posizione riguardo le donne. Il consenso l’ho ricevuto, ma insieme ad esso anche un’accusa più esplicita di essere “un po’ maschilista” alla quale l’editore aggiunge: “nel tuo racconto costruito con ‘una voce narrante’ traspariva che le cose di Demetrio alla fine sono le tue. A questo punto non potevo condividere la visione della donna che traspariva dal tuo racconto. Velatamente e/o esplicitamente criticate quando erano truccate, allegre, piene di vita, un po’ ridanciane e in contrappunto esaltate quelle timide, chiuse, solitarie. Ora ogni donna (come ogni uomo) ha la sua personalità e per fortuna oggigiorno, almeno finché i talebani non arriveranno o torneranno da noi, ognuno può e ha diritto di esprimerla senza per questo essere giudicato buono o cattivo. Ha diritto la timida come la ridanciana senza per questo essere migliore l’una o l’altra. Io non so come tu sei, ma dal tuo romanzo e da molti commenti che fai su facebook dai l’idea di essere particolarmente misogino”.

Da notare come inizialmente era “nulla di grave”, in seguito divento “un po’ maschilista” e infine “particolarmente misogino”. Da riflettere anche sulla frase “io non so come tu sei, ma…”: non bisogna andarci leggeri, quando non si conosce bene una persona e un editore, tra l’altro, dovrebbe sapere che un romanziere, essendo un romanziere appunto, è un inventore di storie e che non scrive di se stesso. Come disse il mio primo editore, Matteo Mantovani “Domenico non è un giovane che vive di se stesso, Domenico racconta le storie altrui e le fa sue”.

Mi chiedo: da quando avere dei gusti personali vuol dire essere maschilisti? Io sono affascinato dalle donne timide, serie, riservate. Certo che ogni donna ha il suo carattere, ma ogni uomo (come ogni donna) ha i suoi gusti. E le parole “buono o cattivo” in questo contesto non c’entrano per niente. A proposito di gusti, infatti, qualcuno ha anche detto che Ciro Sorrentino, il bravo ragazzo del romanzo, meriterebbe di essere preso a sprangate, proprio perché troppo buono: avrei dovuto accusare questa persona di misandria? No, l’ho presa a ridere! Forse in una democrazia femminista, gli uomini non hanno diritto ad avere dei gusti personali. Ribadisco la mia idea secondo la quale sia gli uomini, sia le donne che ridono troppo e per senza motivo siano stupidi. “Risus abundat in ore stultorum”. Del resto, anche Marina (proprio come l’editore e anche tutte le lettrici, persino quel paio che hanno criticato me) è attratta da Demetrio proprio perché severo, freddo, glaciale e non uno “dei soliti scemi“. Non penso che lì si parlerebbe di misandria! Già, perché la parola misandria non esiste sul vocabolario e word me la segna in rosso, perché non esiste l’odio nei confronti degli uomini e anche se esistesse, in una società come la nostra, sarebbe lecito. Quanto ai link e ai commenti su facebook, il mio editore ha ragione: pensare che la donna non sia superiore né inferiore all’uomo, nella società di oggi è palese segno di misoginia. Al giorno d’oggi, per essere anti-sessisti, occorre dire che le donne sono superiori.

L’editore ha, secondo me, volontariamente, frainteso ciò che ho detto: io critico le oche e le poco di buono e lui dice che critico le donne libere, allegre e piene di vita. Non penso debba essere un “ragazzino” come me a spiegare a un uomo “maturo” come lui la differenza tra stupidità e solarità, tra libertà e libertinaggio. Ogni giorno molte donne pronunciano luoghi comuni ( citando, a volte, banali frasi di Oscar Wilde) secondo i quali gli uomini sarebbero tutti superficiali, perversi, stupidi, attratti dalle poco di buono appunto, dalle donne volgari, dalle donne stupide (eh sì, novità scandalosa: esistono anche donne stupide, lo sapevate?), purché belle. Io che cerco di smentire questo luogo comune, elogiando invece la semplicità, l’intelligenza e la serietà in una donna, mi si accusa di maschilismo. Mi chiedo cosa stia succedendo nella mentalità della società contemporanea, piena di contraddizioni. Mi chiedo come sarebbe stato, se fosse stato l’opposto: probabilmente tutti avrebbero riso confermando la stupidità e la superficialità maschile. Mi dispiace deludervi, ma io non mi piego al sistema, io non mi omologo, io metto in evidenza l’altra faccia della medaglia. La verità scomoda oggi è dire che le donne sono uguali agli uomini e non superiori.

Ma l’editore continua “Penso solo che le donne hanno sofferto di più perché sono millenni che patiscono l’arroganza e la prepotenza degli uomini, oggi meno che in passato, ma la patiscono ancora, per cui meritano tutto il mio rispetto”.

La massa, nella nostra società, si preoccupa della “millenaria sofferenza delle donne” (a parte il fatto che non esistono donne millenarie) anziché preoccuparsi del presente, che evidentemente, non vede e non vuole vedere. Notiamo, inoltre, un dettaglio interessante: “l’arroganza e la prepotenza degli uomini”, un’affermazione del genere, a me sembra alquanto misandra perché equivale a dire che l’arroganza e la prepotenza sono caratteristiche innate nell’uomo o nella maggioranza degli uomini. Provate a fare un’affermazione del genere cambiando genere sessuale: sareste accusati, GIUSTAMENTE, di misoginia. Esistono, purtroppo, donne maschiliste, come esistono uomini femministi-misandri, come sono esistiti ed esistono ancora oggi ebrei nazisti. Un’altra domanda che mi pongo è: chi è quello veramente spaventato dalle donne e dal politicamente corretto? Mi perdoni l’editore e sia consapevole che, come ogni singola riga o articolo, o romanzo che scrivo, questo non è un attacco: scrivo semplicemente per evitare ulteriori fraintendimenti da parte dei miei lettori e soprattutto le lettrici che, giustamente, si sentono chiamate in causa, dato che a me, passare per maschilista e misogino, a causa di certe assurdità, sinceramente non va a genio. Soprattutto perché chi non ha capito, come dicevo, ciò che intendeva davvero l’editore, mi ha accusato di vedere le donne tutte come delle oche perché, nel romanzo, le avrei descritte tutte così. In primo luogo se descrivo, nei miei romanzi, dei personaggi femminili non proprio brillanti, non vuol dire che è quella la mia visione della donna. Io non ho una visione generica della donna  (odio le generalizzazioni), piuttosto è una critica a quel tipo di donna. Tuttavia, devo difendere i miei personaggi femminili del romanzo “Sia fatta la mia volontà – Qui nel mondo” che trovo tutt’altro che frivoli. Forse alle mie lettrici sfugge un dettaglio: le donne sono degli esseri umani, quindi sono esseri imperfetti al pari degli uomini e dunque commettono gli stessi sbagli (una società meno sessista e misandrica si sarebbe accorta che nel romanzo anche gli uomini sbagliano). Marina, per esempio, commettete l’errore di tradire Demetrio, ma ha l’onestà e il coraggio di confessarlo piuttosto che tenersi la coscienza sporca e nascondere la verità. Inoltre, è sinceramente pentita, gli vuole bene veramente. Mettiamoci, però, nei panni di Demetrio: torna da Bolzaneto e scopre che neanche l’amore della fidanzata può confortarlo dal momento che lei lo ha tradito. A parte il tradimento, però, Marina è una brava ragazza, una persona molto profonda secondo me, anche abbastanza matura per avere soltanto diciassette anni e che, riconoscendo il proprio sbaglio, desidera la felicità di Demetrio, anche a costo di vederlo fidanzato con un’altra.

Poi c’è Miriam, la quale ha subito le stesse violenze di Demetrio e, nonostante questo, si dimostra molto “forte”, a modo suo. Lo sbaglio che commette questa giovane ragazza è quello di manifestare un affetto eccessivo nei confronti dell’amico Angelo, il quale fraintende le sue intenzioni e i suoi sentimenti. Demetrio, invece, non la sopporta perché egli non sopporta l’allegria eccessiva, ma cosa vi aspettate da un personaggio glaciale e severo come lui? Se la mentalità misandra e femminista della società odierna (eh sì, ho detto proprio misandra e femminista!) non avesse accecato la massa, i miei lettori avrebbero notato che Demetrio ce l’ha con chiunque scherzi in modo eccessivo (ricordo che odia anche Giovanni, l’amico di Ciro, perché scherza troppo, soprattutto quando fa una battuta sui no global), ma la maggior parte della mentalità ottusa occidentale è troppo occupata a preoccuparsi soltanto della figura femminile, come se fosse più importante dell’uomo e quindi sacra e intoccabile. Io, che sono un vero anti-sessista, descrivo sia uomini sia donne con i difetti degli esseri umani (anche perché non credo nella concezione di perfezione). Demetrio non sopporta nemmeno Vittoria per lo stesso motivo per cui non sopporta gli altri (del resto, Demetrio non sopporta nessuno) e anche perché è una ragazza normale che non accetta la propria normalità e, sforzandosi di essere “diversa” (la moda del cercare di distinguersi è una caratteristica umana di cui parlerò in modo più approfondito in una delle mie prossime opere), ragion per cui, cade nel tipico paradosso di essere identica alla massa, sfociando, a volte, nel ridicolo. Anche Marta è un bellissimo personaggio: non è il massimo dell’estetica, tuttavia ha più fascino di una donna bellissima. Infine, c’è la dolce e timida Nicole: il personaggio perfetto, secondo i miei gusti e anche secondo quelli di Demetrio. Ci tengo a precisare, dunque, che molti degli ideali di Demetrio, è vero, sono i miei, ma non le vicende della sua vita, non la sua personalità e il suo carattere quindi, inviterei i lettori e le lettrici a essere un po’ più svegli e smettere di attribuire il carattere di un protagonista al proprio autore (anche se scrivessi dieci personaggi dal carattere diverso, lo attribuirerebbero sempre all’autore, ma è un pregiudizio che va smentito): per esempio, io con una ragazza come Nicole non assumerei mai i comportamenti bruschi e burberi che assume Demetrio, che, però, si comporta in quel modo, a causa dei problemi che ha, dopo aver subito vari turbamenti che io non ho subito (il romanziere, soprattutto se scrive romanzi psicologici, deve avere la capacità di ‘entrare’ nella mente degli altri) . Del resto, lo fa anche per proteggerla da se stesso, consapevole dei suoi problemi e della sua nevrosi. Non avrei mai pensato che un personaggio come Nicole, dolce, timida e riservata, potesse essere così scomodo! Probabilmente non rispecchia la visione che certe persone hanno della donna emancipata, ma la donna emancipata non è quella si trucca in modo pesante e che veste in modo volgare; la donna emancipata è quella che studia, va all’università, quella che lavora, quella che s’impegna nel sociale!

A differenza dell’editore, lo scrittore Franco Martino, poeta e saggista dichiaratamente di sinistra, ha rilevato nei personaggi femminili una grande profondità d’animo e una spiccata solidarietà (un maschilista le avrebbe dipinte volontariamente invidiose l’una dell’altra, dato che è un luogo comune sulle donne fomentato dalle donne stesse) e dunque nell’autore una grande abilità nel descriverle.

L’aspetto più divertente di tutta questa faccenda è che le donne che mi conoscono bene (dato che io cerco sempre di parlare solo con donne intelligenti), quando ho detto loro che sono stato accusato di maschilismo, hanno strabuzzato gli occhi e con una risata, hanno esclamato “Tu? Ma se parli sempre della parità dei sessi!”

Domenico Esposito Mito

2 pensieri su “Sulla figura della donna nel mio romanzo – di Domenico Esposito Mito

  1. Ciao Domenico, il senso sta tutto in queste due frasi presenti nel tuo articolo:

    “Mi chiedo da quando avere dei gusti personali vuol dire essere maschilisti?”

    “Forse in una democrazia femminista, gli uomini non hanno diritto ad avere dei gusti personali.”

    E’ così, tu NON puoi avere “gusti personali”, i tuoi “gusti personali” devono coincidere con i modelli femministi, altrimenti sei “misogino” e “maschilista”. Ovviamente lo stesso ragionamento applicato alle femmine non vale: i loro “gusti personali” sono sacrosanti e in tema di uomini possono pretendere tutto e il suo contrario, nessuno si sognerebbe mai di accusarle di essere “misandriche” e “femministe” in base ai loro gusti personali.

    Inoltre:

    “le donne hanno sofferto di più perché sono millenni che patiscono l’arroganza e la prepotenza degli uomini”

    Non ci sono donne che hanno mille anni a questo mondo. Se parliamo dell’Italia ogni donna è nata con il diritto di voto, di andare a scuola, di arruolarsi con standard fisici ribassati nell’esercito e in polizia, di usufruire di agevolazioni fiscali nell’imprenditoria, di fottere casa/soldi/figli al marito quando si accorgono che il matrimonio le annoia, di far parte dello striminzito 4-5% di morti sul lavoro… Chi utilizza un passato che non ha vissuto per pretendere privilegi in questo presente che per tutti noi si sta consumando mentre parliamo, si qualifica per quello che è. Ogni essere umano, uomo, donna, italiano, tedesco, africano, o di qualsiasi altra nazionalità nasce INNOCENTE, le colpe dei padri e delle madri non ricadono sui figli, e le colpe passate di epoche (o luoghi geografici) in cui non abbiamo vissuto non possono essere utilizzate per pretendere trattamenti preferenziali o privilegi in questo presente. Sembra banale dire tutto ciò, ma è sempre meglio ricordarlo.

  2. La questione femminista sta diventando sempre più spinosa, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Ormai diventa impossibile pronunciare la parola donna senza che qualcuno ti guardi con occhi interrogativi, cercando in te una qualsiasi stilla di misoginia. E’ diventata una vera e propria ossessione quella della parità dei sessi che io ritengo, personalmente, non sia stata ancora raggiunta in una minoranza di ambiti socio-culturali; tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, le donne hanno gli stessi identici diritti dell’uomo, pur dovendo ancora subire ovunque le classiche battutine a sfondo sessuale che noi maschietti non siamo in grado di bloccare in gola (anche se conosco alcune donne che, giustamente, rispondono sempre pan per focaccia facendo vedere più di un sorcio verde a tutti gli uomini). In sostanza, il femminismo sta diventando l’ideale sessista per eccellenza: questo insistere ossessivamente sui diritti delle donne, in un’epoca in cui non se ne sente tutto questo bisogno, mette automaticamente le stesse in una posizione d’inferiorità che non meritano affatto. Fateci caso: tra tutte le iniziative sociali, culturali, politiche, di qualsiasi genere, ce ne sarà sempre una attuata da sole donne, e saranno quelle stesse donne che si definiscono femministe ad isolarsi perchè “la società fallocentrica impera ovunque”.

    Poi, buona parte dei giovani è omologata: ragazzi con ciuffo gelatinato, laccato, cerato, maglia con collo a v, jeans attillattissimi che lasciano oscenamente scoperte le caviglie e mocassini (O_O); ragazze con 30/40 kg di trucco, magliettina fluo e leggins push-up per alzare il culo in cielo. Tra l’altro, soprattutto a Napoli, questa tipologia di giovani, quando apre bocca, riesce a distruggere l’italiano, ma anche il bellissimo e poetico dialetto napoletano, in tutti i modi possibili e immaginabili e ad un volume difficilmente raggiungibile dai normali esseri umani. Non ho letto il tuo romanzo, purtroppo, ma credo che sia questo il tipo di ragazza odiata da Demetrio… e come dargli torto!! Io farei schizzare le loro budella ovunque con 5 pallettoni di uno shotgun. Queste non sono ragazze aperte, solari e allegre: sono semplicemente stupide, punto!

    Sono anche d’accordo con te per quanto riguarda le ragazze un po’ timide e riflessive: sono decisamente meglio e le trovo anche più sexy! u.u

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